Antonio Canova

vita e opere del grande scultore del Neoclassicismo





Monumento funerario di Vittorio Alfieri

gesso, 1806 - 1810, 310x240x95 marmo: Basilica di Santa Croce - Firenze


Monumento funerario di Vittorio Alfieri

Nel 1803 alla morte del poeta e tragediografo Vittorio Alfieri, Louise Stolberg, contessa d'Albany, ultima sua compagna ed erede, commissionò a Canova, nel 1804, un monumento in sua memoria.
L'artista, che intendeva celebrare lo spirito liberatorio di matrice illuministica che lo aveva portato a contrastare il potere tirannico, propose inizialmente una stele, alta più di tre metri, con una figura piangente presso il busto dell'Alfieri e due geni ai lati.
La committente, tuttavia, per i diecimila scudi pattuiti non si dichiarò soddisfatta, desiderando per la stessa somma un monumento a tutto tondo con una o due statue che doveva erigersi a Firenze nella basilica di Santa Croce, moderno Pantheon delle italiche glorie. Dopo un intenso scambio epistolare, seguito da diverse elaborazioni sia plastiche che grafiche, Canova progettò un nuovo modello per il sepolcro.
Tre anni dopo, nel settembre 1810, il monumento venne solennemente inaugurato a Firenze riscuotendo entusiastici consensi. Sopra un alto basamento ovale, sormontato da un ulteriore gradone, decorato da festoni e da un'epigrafe dedicatoria, si erge il sarcofago che porta scolpito sul frontone il ritratto in profilo del poeta entro un medaglione con la scritta «VICTORIVS ALFERIVS ASTENSIS».
Una maestosa figura femminile drappeggiata in ampie e morbide vesti all’antica, con una corona turrita sul capo, si erge sulla destra e si china in atto mesto poggiando il gomito sulla copertura del sarcofago.
La figura dolente è allegoria dell’Italia e piange la perdita di uno dei suoi più stimati figli, nell’atteggiamento composto e solenne di un’antica matrona. La personificazione è frutto di elaborate e incessanti esercitazioni grafiche dello scultore e conferisce all'intero monumento il più intenso e significativo monito.
L'idea dell’imponente figura femminile è una metafora della proposta per il Monumento funerario di Francesco Pesaro, mai compiuto, in cui compariva l'allegoria di Venezia a piangere il fiero patriota avverso ai francesi.
Stendhal, grande ammiratore dell’arte canoviana, dinanzi alla tomba del poeta scriveva da Firenze il 27 settembre 1811: «Tant que Canova existera on peut acheter l'immortalité» [«Finché esisterà Canova si potrà comprare l'immortalità»].

gesso, 1806 - 1810, 310x240x95
marmo: Basilica di Santa Croce - Firenze

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