Stele funeraria di Angelo Emo
Antonio Canova sostò a Venezia durante un viaggio nel 1792 e ricevette dal Senato la commissione del monumento funebre all'Ammiraglio Angelo Emo, comandante della flotta veneziana. L’ammiraglio e ultimo capitano dei mari della Serenissima Repubblica di Venezia fu valente uomo d’armi, inventore di particolari macchine da guerra: le batterie galleggianti.
Stele funeraria di Angelo Emo
Antonio Canova sostò a Venezia durante un viaggio nel 1792 e ricevette dal Senato la commissione del monumento funebre all'Ammiraglio Angelo Emo, comandante della flotta veneziana.
L’ammiraglio e ultimo capitano dei mari della Serenissima Repubblica di Venezia fu valente uomo d’armi, inventore di particolari macchine da guerra: le batterie galleggianti.
Lo stratega riuscì a vincere i pirati barbareschi che avevano come punto d’appoggio la reggenza di Algeri e Tunisi, e le cui incursioni per mare procuravano a Venezia gravi perdite economiche.
Angelo Emo morì improvvisamente a Malta nel 1792 durante un ulteriore missione e venne sepolto con grandi onori dai suoi marinai.
La tomba a forma di stele, in cui gli elementi patetici sono ridotti al minimo e la dignità dell'estinto è suggerita da riferimenti allegorici, doveva essere collocata nel Palazzo Ducale.
Venne posta, nel 1795, nell'Arsenale, con grave disappunto dello scultore, e ora si trova al Museo Storico Navale.
Per quest'opera il Senato conferì al Canova una pensione vitalizia di cento ducati al mese.
La stele raffigura un genio alato, che emerge notevolmente dal fondale così che dà l’impressione di scendere in volo: tiene in mano una corona che sta per deporre sulla testa dell’eroe, il cui busto posa sopra una colonna.
A destra vi è la figura piegata della Fama: sta scrivendo “Angelo Emo I” [immortale]. La sostengono le batterie marittime, che lambiscono la colonna, a ricordo delle macchine navali di guerra inventate dall’ammiraglio.
1793, stele in gesso, 285x165